Serie Chernobyl: il dilemma della protezione della popolazione svizzera
Il 30 aprile 1986 le stazioni di misurazione in Svizzera registrarono per la prima volta le sostanze radioattive provenienti da Chernobyl. Già prima di questa data era stata istituita un’organizzazione incaricata delle misurazioni, con il compito di sorvegliare la contaminazione degli alimenti e dei mangimi. Entro la primavera del 1987 furono esaminati circa 20’000 campioni, per verificarne la radioattività. Le autorità emanarono raccomandazioni atte a ridurre la dose di radiazioni nella popolazione svizzera.
Quando il 28 aprile 1986 furono diffuse in Occidente le prime informazioni sull’incidente di Chernobyl, non era ancora chiaro se anche la Svizzera sarebbe stata colpita dalle emissioni.
Come riportò il Neue Zürcher Zeitung nel Maggio 1986, l’Ufficio Federale di Meteorologia il 29 Aprile riteneva ancora che non ci fosse la possibilità di un arrivo imminente di masse d’aria contaminate. Tuttavia, già il giorno dopo, i valori misurati dalle stazioni svizzere provarono il contrario.
Già il 29 aprile 1986, dopo l’incidente di Chernobyl, entrò in funzione l’organizzazione di allarme predisposta appositamente per tali casi, con l’allora Sezione della Centrale di vigilanza dell`Ufficio federale della sanità pubblica (l’attuale Centrale nazionale d’allarme CENAL dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP) a Zurigo e fu rafforzata da personale militare.
In tutta fretta furono mobilitate anche frazioni dello stato maggiore per il servizio attivo. Queste frazioni dello stato maggiore rimasero in servizio per circa sette settimane e si occuparono di analizzare scientificamente i risultati delle misurazioni, di predisporre le misure comportamentali e di informare in modo continuo la popolazione coinvolta. Nello stesso giorno cominciò la valutazione dei campioni in un laboratorio specializzato.
La Sezione della Centrale di vigilanza (SUWZ) valutò continuamente tutte le informazioni e i risultati delle misurazioni e preparò le previsioni delle dosi. Entro la primavera del 1987 una rete di laboratori del governo federale, dei cantoni e delle università tecniche su tutto il territorio nazionale analizzò all’incirca 20’000 campioni di tutti i tipi (aria, precipitazioni, terreno, erba, piante, alimenti, merci d’importazione, ecc.) per rilevarne la radioattività.
Furono prelevati campioni anche dagli strati più alti dell’atmosfera. A questo scopo furono valutati filtri, che venivano montati precedentemente su aerei militari, in grado di prelevare i campioni a un’altezza di 5000 metri.
Raccomandazioni della Commissione federale per la protezione AC
All’inizio dell’intervento la Commissione federale per la protezione AC concluse che si sarebbe dovuta applicare la strategia dei provvedimenti in funzione delle dosi. Di conseguenza, fu emanata una serie di raccomandazioni conformi al principio ALARA da parte delle autorità competenti per tutti gli abitanti del territorio nazionale, nonostante le dosi previste generalmente modeste.
Strategia dei provvedimenti in funzione delle dosi
Principio ALARA
Tali raccomandazioni suggerivano di evitare il consumo di latte fresco e verdure crude fino alla metà di maggio 1986, ed erano rivolte in particolare alle donne in stato di gravidanza, a quelle che allattavano e ai bambini piccoli.
Insalata e verdure dovevano essere lavate a fondo. Nello stesso periodo era stato raccomandato di evitare l’uso di acqua accumulata in cisterne, come pure il consumo di latte e formaggi di pecora provenienti dal Ticino e dalle valli meridionali fino all’agosto 1986.
Il rispetto delle raccomandazioni ha determinato una riduzione della dose di iodio 131, soprattutto nei bambini. Oltre alle raccomandazioni, le autorità svizzere emisero un unico divieto: dal 3 settembre 1986 al 9 luglio 1988 fu vietata la pesca sul versante svizzero del Lago di Lugano.
Nel primo anno dopo l’incidente, la dose media di radiazioni collegata alla nube radioattiva di Chernobyl nella popolazione svizzera ammontava a 0,2 millisievert (mSv). Tale valore corrisponde, nella popolazione svizzera, a circa il 4 percento della dose media di radiazioni provenienti da fonti naturali o da dispositivi medici (5,5 mSv).
Differenze tra le procedure attuate in ambito internazionale
La protezione della popolazione fu gestita in modi diversi, nei vari paesi dell’Europa occidentale. Nel 2006 Serge Prêtre, ex – Direttore della Sezione Radioprotezione della Divisione principale della sicurezza degli impianti nucleari (DSN), dichiarò in un’intervista al giornale francese Le Figaro:
“In Svizzera abbiamo ritenuto che la situazione non fosse pericolosa al punto da dover emanare divieti. Le situazioni osservate furono così diverse da avere, con il senno del poi, un risvolto tragicomico. In Germania le autorità del Baden-Wüttemberg richiesero la distruzione dei campi di spinaci. In Svizzera raccomandammo semplicemente di lavare bene gli spinaci freschi.”
Nell’ottobre 1986, durante una conferenza, i responsabili conclusero con un bilancio positivo. La Strategia dei provvedimenti in funzione delle dosi si è dimostrata efficace. Secondo un rapporto del Neue Zürcher Zeitung, Otto Huber, Presidente della Commissione federale per la protezione AC e Werner Zeller dell`Ufficio federale della sanità pubblica, sostennero che la maggior parte delle decisioni furono prese in maniera sofferta, perché anche la scelta di non adottare alcun provvedimento avrebbe comportato altrettante responsabilità quanto quella di adottarne.
Si tratta della quarta parte d’una serie di sedici articoli sull’incidente di Chernobyl.